Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale
IL PAESE DI CUCCAGNA
dal romanzo omonimo di Matilde Serao
testo, musiche e regia Paolo Coletta
con Michelangelo Dalisi, Gennaro Di Colandrea, Carlo Di Maio, Ivana Maione, Alfonso Postiglione, Antonella Romano, Federica Sandrini, Eduardo Scarpetta, Antonella Stefanucci, Anna Rita Vitolo
musiche eseguite dal vivo da Ondanueve String Quartet: Luca Bagagli, Andrea Esposito, Marco Pescosolido, Luigi Tufano
scene Luigi Ferrigno
costumi Zaira de Vincentiis
Musiche Paolo Coletta
disegno luci Peppe Cino
movimenti coreografici Chiara Barassi
assistente alla regia Mario Autore
assistente alle scene Sara Palmieri
assistente ai costumi Francesca Colica
direttore di scena Silvio Ruocco
capo macchinista Enzo Palmieri
elettricista Fulvio Mascolo
macchinista Marco Di Napoli
fonico Daniele Piscicelli
trucco e parrucco Tiziana Passaro
foto di scena Marco Ghidelli
fotografa di scena tirocinante Accademia di Belle Arti di Napoli Adriana Gallinella
assistente costumista tirocinante Accademia di Belle Arti di Napoli Sara Oropallo
produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale
dal 28 febbraio al 10 marzo 2019
Teatro San Ferdinando, Napoli
https://www.youtube.com/embed/MdmLcQQAxcg
Nota
Uscito prima a puntate su “Il Mattino” e quindi in volume nel 1891, Il paese di cuccagna è un grande affresco del capoluogo campano, immortalato alla fine dell’’800, con cui Matilde Serao continua e completa il percorso iniziato con Il ventre di Napoli e proseguito con Terno secco. Al centro dell’opera c’è Napoli, la sua gente e il gioco del Lotto. Il gioco come valvola di sfogo quotidiana e possibilità di riscatto, ma anche causa della rovina materiale e morale dell’individuo, deriva dei sogni di facile arricchimento. Il paese di cuccagna è, nell’immaginario collettivo, l’Eden, la terra del benessere che tutti vorrebbero in un sol colpo raggiungere. La miseria non ferma la fantasia dei napoletani, anzi ne acuisce la proverbiale arte di arrangiarsi.
Paolo Coletta lavora sull’adattamento per la scena e sta sviluppando un testo che avrà il suo compimento in una forma di teatro con forti componenti musicali e con il contributo di parti cantate o a ‘tempo’. La messinscena, a partire dalla scrittura, rinuncerà a inseguire la linearità del racconto, cercando di isolare le storie individuali dei personaggi principali, circoscrivendole all’unica realtà rappresentabile scenicamente che è quella di un presente simbolico. Vedremo quindi vivere i protagonisti del romanzo, cercando di prediligere le relazioni e i comportamenti che condurranno ciascuno di loro alla rovina, piuttosto che l’oleografia del catalogo dei caratteri legati alla nostra città.
“Quando lessi per la prima volta Il paese di cuccagna, il tema che mi colpì immediatamente fu quello della salvazione. Nella copiosa galleria di personaggi tratteggiati da Matilde Serao c’è sempre qualcuno che cerca di salvarsi o salvare qualcun altro, che a sua volta chiede o meriterebbe di essere salvato. O guarito, laddove la malattia o la perdizione coincida con il tòpos del romanzo: il vizio del gioco, la ludopatia.
In realtà, credo che il discorso sul gioco del Lotto a Napoli non si possa esaurire con la sua assegnazione alla lista delle dipendenze patologiche che vanno dal gioco d’azzardo alle scommesse. Il Lotto a Napoli è molto altro e non certo soltanto la speranza che la fortuna renda propizia la statistica. Basti considerare l’importanza anche della ‘piccola vincita’ nell’esperienza di un popolo che ha ben presente che l’arricchimento di uno non sottrae a un altro la possibilità di vincere altrettanto (chi può dire di non aver mai giocato un terno o aver avuto una zia o un parente che l’abbia fatto); o l’unicità del linguaggio cabalistico legato alla relazione fantastica tra numeri e trascendente (inconscio o magia?). E poi il valore interclassista del rito…
Insomma, la condanna senza ‘se’ e senza ‘ma’, la prospettiva esageratamente catastrofica del romanzo, stigmatizzata già da Croce, ha cominciato a dissolversi nella natura ecumenica, indulgente e onnipresente del Teatro, che tutto crea e tutto comprende, con uno sguardo più antropologico che sociologico.
Semmai il problema, una volta che si è perso tutto al gioco, è chi si presenta a salvarci e perché lo fa. Può un’aquila che vola brandendo uno scoiattolo, pretendere che si consideri che lo stia salvando? A tale scopo, in una spericolata operazione di sintesi, ho rimescolato le figure del romanzo e ho isolato un gruppo di dieci personaggi quasi inediti, sovrapponendo, pescando e scartando stati d’animo, comportamenti, identità e concetti, cercando di mantenere bene a mente il principale assunto seraiano, e cioè che il gioco d’azzardo è certamente una rovina, ma la gente continua a giocare e lo Stato ci guadagna.
Poi, come si possa partire da tutto ciò e arrivare a una traduzione scenica a metà fra un vaudeville nero e un’opera buffa diventa il vero azzardo.
Ma nel romanzo ci si imbatte spesso in perle linguistiche che ispirano salti e scommesse ben più temerari. E allora “Passione perfida” può diventare un canzone a metà tra Mario Costa e Cole Porter, giù giù (o su su) fino a Rossini.
Si accettano scommesse”.
Paolo Coletta
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LA REPUBBLICA NAPOLI 27-02-2019
E al San Ferdinando la firma di Coletta sul “Paese di cuccagna” della Serao
Arriva in prima nazionale al San Ferdinando “Il paese di cuccagna”, ispirato al romanzo di Matilde Serao. «Ho privilegiato il registro grottesco», spiega il regista Paolo Coletta, autore anche di testo e musiche. Si tratta della quarta produzione che, per questa stagione, lo Stabile destina al San Ferdinando, «dove abbiamo finalmente trovato la formula per riempire la sala» afferma il direttore Luca De Fusco. «La formula che destina al San Ferdinando il recupero della drammaturgia napoletana, non solo contemporanea, sta premiando le nostre scelte al botteghino». Anche “Il paese di cuccagna” già registra un ottimo riscontro nella vendita dei biglietti. Lo spettacolo, in scena da domani fino al 10 marzo, propone una versione teatrale del romanzo della Serao e vede in scena una nutrita compagnia di dieci attori e quattro musicisti del quartetto d’archi Ondanueve String Quartet, Luca Bagagli, Andrea Esposito, Marco Pescosolido e Luigi Tufano. Gli attori sono chiamati a interpretare una commedia che, a fronte dei circa 70 personaggi del libro, riducono a dieci gli interpreti delle vicende che hanno al centro il gioco del Lotto. Stigmatizzato dalla Serao, è interpretato invece, da Coletta, come uno, ma solo uno, degli strumenti attraverso i quali i personaggi esprimono «la loro volontà di salvarsi». In scena ci sono Michelangelo Dalisi, Gennaro Di Colandrea, Carlo Di Maio, Ivana Maione, Alfonso Postiglione, Antonella Romano, Federica Sandrini, Antonella Stefanucci, Eduardo Scarpetta — che torna a teatro dopo aver interpretato con successo, nella serie tv “L’amica geniale”, il ruolo di Pasquale, il meccanico amico delle due ragazze — e Anna Rita Vitolo, anche lei reduce dalla stessa serie tv.
«Mi sono ispirato anche all’opera — racconta Coletta — inserendo nella commedia un numero significativo di canzoni. Si passa dal parlato al cantato». Le componenti musicali e le parti cantate hanno costretto gli attori a diventare, sulla scena, anche cantanti. E nel rivedere il romanzo che la Serao pubblicò inizialmente a puntate a completamento della trilogia su Napoli (dopo “Il ventre di Napoli” e “Terno Secco”), Paolo Coletta ha dovuto affrontare il problema della lingua. «E ho scelto, trattandosi di un’ambientazione di fine ‘800, il napoletano di Scarpetta».
Curatissime le scene, affidate a Luigi Ferrigno, ed i costumi, firmati da Zaira de Vincentiis.
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Bianca De Fazio
27 febbraio 2019
LA REPUBBLICA NAPOLI 9-3-2019
“Il Paese di Cuccagna”, la recensione di Giulio Baffi
Un romanzo scritto nel lontano 1891 e quasi dimenticato. La penna di una grande scrittrice e giornalista che fu capace di guardare Napoli con inorridito amore, la memoria e la scoperta di pagine importanti che sembrano fotografare un presente travestito da passato, uno spettacolo. Così Paolo Coletta ricordando, riscrivendo, citando, ispirandosi alla scrittura di Matilde Serao porta in scena al Teatro San Ferdinando fino al 10 marzo, per la stagione del Teatro Stabile Nazionale, “Il paese di cuccagna”, un suo spettacolo aspro e carico d’ansia, elegante ed anche divertente. Tra le “malattie” della gente di Napoli Coletta ha scelto l’eterna illusione della “vincita al lotto”.
Inquietudine ed ansia presente dovunque, in ogni famiglia, in ogni caseggiato, in ogni gruppo di amici capaci di spartirsi nobili sentimenti e ignobili espedienti di sopravvivenza economica. Coletta afferra il romanzo per i capelli e racconta la sua storia nera venata di buffoneria spavalda ed incoscienza fatale, porta in scena personaggi capaci di lievitare tra la commedia lieve ed il vaudeville, si azzarda verso l’operetta contaminata con tempi, arie, atmosfere d’opera buffa, svela e rivela, sorride e distoglie lo sguardo. E chiama a conforto del suo “gioco” un bel gruppo d’attori per affidare loro l’intreccio delle sue storie “semplici”. Amori teneramente malandati, imbroglioni di sopraffina impudenza, imbrogliati di strepitoso candore. Illusi tutti ché la fortuna possa rivelarsi come privilegiato riconoscimento e premiare questo o quello, secondo il suo umore bizzarro. Turlupinati tutti da uno “Stato” che succhia con eguale passione il sangue dei poveri e quello dei ricchi.
Tra un balletto e una canzone, uno scherzo e un bel mucchio di bugie gli attori seguono volentieri e bene il faticoso gioco di Coletta, autore del testo, delle musiche e della regia. Un bel gruppo, con Eduardo Scarpetta e Federica Sandrini a fare giovane “coppia” con ansie infelici, Gennaro Di Colandrea, Alfonso Postiglione, Michelangelo Dalisi, Carlo Di Maio, impegnati al gran gioco dell’imbroglio e delle illusioni, Antonella Stefanucci, Ivana Maione, Antonella Romano, Anna Rita Vitolo con i loro personaggi di “femmine napoletane” pronte all’imbroglio, alla bugia, al tradimento, tutti poi impegnati nel gran viva vai delle piccole passioni e delle miserabili vittorie di una città che scambia volentieri verità e bugia sognando il suo “paese di cuccagna”. La musiche di Coletta sono eseguite dal vivo da Ondanueve String Quartet, Luca Bagagli cioè ed Andrea Esposito, Marco Pescosolido, Luigi Tufano. Di Luigi Ferrigno le scene di piccola fantasia elegante come i costumi che Zaira de Vincentiis ha disegnato pensando con ironia agli anni lontani della scrittrice. Il disegno luci di Peppe Cino cerca le ansie più che le gioie. Si replica ancora questa sera e domani.
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Giulio Baffi
9 marzo 2019
TEATROCULT NEWS
“IL PAESE DI CUCCAGNA” da Matilde Serao – adattamento e regia Paolo Coletta
Napoli – Accolto bene dal pubblico l’originale adattamento di Paolo Coletta de “Il paese di cuccagna” di Matilde Serao, che uscì a puntate su “Il Mattino” e successivamente fu pubblicato in volume nel 1891. L’operazione di sovrapposizione e ricomposizione di parte dei personaggi del romanzo, operata dal regista, riesce a riprodurre un’inedita opera buffa contemporanea, che fa uso di forti componenti musicali, con parti cantate o scandite a tempo, che ripropongono tipi come varietà del cafè chantant e sceneggiata con musica dal vivo dell’Ondanueve String Quartet. Un affresco della Napoli di fine ottocento che Matilde Serao aveva anticipato con Il ventre di Napoli e Terno secco, incentrato sul gioco del lotto, tradizione tuttora viva a Napoli, che la scrittrice considerò “il cancro di Napoli”, rovina materiale e morale dell’individuo. Un cast di tutto rispetto con Michelangelo Dalisi, Gennaro Di Colandrea Carlo Di Maio, Ivana Maione, Alfonso Postiglione, Antonella Romano, Federica Sandrini, Eduardo Scarpetta (attore della serie Tv evento L’amica geniale nel ruolo di Pasquale il meccanico), Antonella Stefanucci, Anna Rita Vitolo (la mamma della giovane Elena nel lavoro televisivo L’amica geniale). Una scenografia minimale che esalta ancor più le particolari caratteristiche dei personaggi alla “Viviani”, impegnati in mimica, recitazione, canto e ballo, con dialoghi alla Scarpetta della Napoli fine 800: Crescenzo Esposito tenitore di banco lotto, Gaetano Trifari, Cesare Fragalà e Carlo Cavalcanti, tre accaniti giocatori chiamati i cabalisti che trovano di notte l’ispirazione per i numeri che potrebbero uscire l’indomani. Luisella Fragalà moglie di Cesare, Bianca Cavalcanti figlia di Carlo, le sorelle Concetta e Caterina Esposito, l’assistito Pasquale De Feo (figura tipica con medium e streghe, della Napoli misterica dell’ottocento) e sua moglie Chiarastella. Il regista Coletta quindi ripropone, diversamente dalla Serao, il gioco del lotto come potenziale valvola di salvezza, una strada per realizzare i sogni: Il paese di cuccagna come Eden da raggiungere in un sol colpo. E’ un fatto che la miseria alimenta la fantasia dei napoletani e ne incentiva la proverbiale arte di arrangiarsi. La morale emerge nella figura del giovane tenitore di banco lotto Crescenzo, che incarna il dispositivo involontario della rovina – il gioco fa bene solo alle casse dello Stato.
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Pino Cotarelli
8 marzo 2019
CORRIERE DELLA SERA 24-04-2019
Nel «Paese di cuccagna» va in scena il contagioso gioco del Lotto
Dal romanzo omonimo di Matilde Serao, lo spettacolo di Paolo Coletta, che ha debuttato al Teatro San Ferdinando di Napoli
Un’accolita di cabalisti infoiati. Ludopatici di varie estrazioni sociali: non solo i poveri ma anche marchesi e marchesine, cravattari, negromanti e fattucchiere. È la malattia del Lotto, su cui lo Stato, impersonato dal tenitore del Banco, ci guadagna parecchio. Il paese di cuccagna dal romanzo omonimo di Matilde Serao, nello spettacolo di Paolo Coletta, che ha debuttato al Teatro San Ferdinando di Napoli e ora in tournée, si concentra su un gruppo compatto di personaggi, imprigionati da una mania contagiosa.
Oscillando con grazia euforica tra il vaudeville e l’opera buffa, accompagnati da una sapiente scelta musicale eseguita dal vivo, la trama si districa tra l’esaltazione di numeri annunciati come vincenti, ma puntualmente perdenti, e la disperazione di intere famiglie rovinate. Nel regno della cabala emergono l’inquietante figura dell’Assistito (Michelangelo Dalisi), colui che può vaticinare ai giocatori le combinazioni fortunate, e la sicumera dogmatica del rappresentante statale (il giovane Eduardo Scarpetta, discendente doc dell’omonimo bisnonno). Intorno, il coro degli scommettitori sostiene con vigore perverso la disgrazia di intere fortune svanite e di cambiali scadute.
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Emilia Costantini
24 aprile 2019