Joe Brandina
di Mimmo Esposito e Paolo Coletta
con
Biagio Izzo (Joe Brandina)
Mimmo Esposito (Gianfelice)
Paolo Coletta (Caccola)
Antonella Cioli (Molletta)
Antonio Fiorillo (Mammuccio)
e la partecipazione di
Franco Javarone (Frullone)
scene
Bruno Garofalo
costumi
Daniela Ciancio
musiche originali
Paolo Coletta
disegno luci
Gianni Netti
editing musicale
Massimo Cordovani
aiuto regia
Rosario Sparno
regia
Mimmo Esposito
produzione
Komiko Production srl
napoli, teatro diana 2003
dal 13 al 25 gennaio 2004 – Teatro Parioli, Roma
dal 12 al 21 Marzo 2004 – Teatro Bellini, Napoli
È la notte di Natale. Un aspirante suicida riceve una misteriosa telefonata da uno sconosciuto che ha l’incarico di assassinarlo. Il suo nome è Joe Brandina. Chi si nasconde dietro questo nome? Riuscirà il suicida a sfuggire al suo destino?
Sullo sfondo di un Paese immaginario sempre più diviso tra sopra e sottonaturale, il tempo gioca strani scherzi, rivelando un mondo rovesciato popolato di simpatici individui senza tetto né legge.
Dopo il successo di “Che freddo, ragazzi!” e “Mai dire amore”, un nuovo incredibile intreccio di follia, azione e sentimento nella nuova commedia comica che Mimmo Esposito e Paolo Coletta hanno scritto per l’ormai collaudato gruppo della Komiko Production.
NOTA DI REGIA
In quanto maschere, i personaggi di JOE BRANDINA sono costruiti per incarnare una qualità particolare e una precisa tipologia. Di conseguenza anche i registri della recitazione sono calibrati per enfatizzare tali caratteristiche, spesso dando luogo a interpretazioni per quanto è possibile sopra le righe.
Alla composizione di tratti di una psicologia verosimile, ho dato precedenza a una stilizzazione precisa dei personaggi.
Come nei sogni, l’Io – e di conseguenza l’Altro Io – del protagonista si identifica anche con lo spazio teatrale, che diventa parte della sua messa in scena, del suo modo di organizzare il mondo. Così, la casa del Comandante si trasforma con lui, pur conservando la sua struttura essenziale. Ho chiesto quindi di accentuare i contrasti cromatici sia nelle scenografie che nei costumi, così che diventassero estensioni ora del Comandante ora di Joe.
Le parole chiave del testo sembrano essere “grottesco” e “magico”. Grottesco è il registro che regola movimenti e dialoghi, spero piacevolmente, caotici; così come grottesca è l’irriverenza esasperata di Joe, pronta a ridimensionarsi solo di fronte alla scoperta del proprio “magico destino”.
Naturalmente il fatto stesso che il Comandante e Joe Brandina abbiano lo stesso volto, e che questo volto corrisponda a quello di Biagio Izzo, sulla cui versatilità teatrale questa commedia è stata scritta e messa in scena, ha consentito a tutta l’operazione, a partire dalla scrittura, di andare un po’ al di là delle rassicuranti convenzioni del teatro esclusivamente d’intrattenimento.
(Mimmo Esposito)
SUL TESTO
La sera della vigilia di Natale, un tal Comandante, pilota d’aerei di linea, rincasando è intercettato da un giovane artista cieco che lo costringe a farsi ritrarre. Il quadro realizzato in pochi secondi raffigura il disegno infantile di un omino, che – a detta dello strambo pittore – rappresenterebbe l’“altro sé” del soggetto ritratto. “Noi crediamo di essere soli, ma non è così…”. Rimasto solo, il Comandante, si prepara a ricevere a cena Maddalena, la sua fidanzata. Dopo qualche istante, però, la ragazza gli telefona per comunicargli che non solo non verrà, ma che la loro relazione finisce lì: è innamorata di un altro uomo. Preso dallo sconforto il giovane ufficiale decide di spararsi.
Un attimo prima di premere il grilletto, però, riceve una misteriosa telefonata da uno sconosciuto che dice di chiamarsi Joe Brandina. Questi gli fa notare che il tempo si è fermato e che di lì a poco, quando le lancette dell’orologio riprenderanno a muoversi, ogni decisione dovrà essere presa.
Così ha inizio l’avventura del povero pilota abbandonato in un luogo fantastico popolato da strani personaggi bizzarri e sfrenati.
Nei panni inconsapevoli del suo altro sé (Joe Brandina, appunto), il Comandante avrà la possibilità di incontrare l’uomo che gli ha portato via la sua donna e di capire che in fondo neanche la più nera delusione d’amore vale un suicidio.
Il viaggio onirico del Comandante si presta a molteplici letture, soprattutto di natura psicologica, così come può essere divertente tentare di considerare ciascuno dei personaggi del favoloso mondo di Joe Brandina come estensioni subconsce dell’aspirante suicida…
In realtà, si tratta di una piccola commedia di caratteri, spesso oltre ogni criterio di verosimiglianza. I protagonisti di questa storia rappresentano dei “tipi” e in quanto tali, probabilmente incarnano desideri, frustrazioni, pregi o difetti del Comandante ma anche di tutti noi. E, in quanto tipi, tutti i personaggi sembrano essere animati da una sola, esasperata pulsione che determina ogni azione e pensiero, spesso in contraddizione fra loro. Così, all’ossessione di Mammuccio per la figura del Comandante corrisponde la maniacalità materna del fratello maggiore Frullone, pronto a negare la follia di Mammuccio “che invece è un’artista!”, pur sostenendo al tempo stesso che “nasciamo, viviamo e moriamo da soli, e chi dice il contrario è un pazzo”. Allo stesso modo, alla cocciutaggine dei due ladri che più furtivi non si può Caccola e Molletta trova riscontro la fissazione di Gianfelice per il suo “ferrarino” e per Maddalena “che lo sta aspettando”; e così via, in un continuo dialogo fra gioco, drammatizzazione, magia teatrale e linguaggio onirico.
Sogno o magia? Il Comandante al termine del suo viaggio meraviglioso si ritrova al punto di partenza.
Un’improvvisa suggestione provocata da quel quadro inquietante gli avrebbe dunque consentito di visitare in un batter d’occhio il suo alter ego, di conoscerlo, di comprenderlo e quindi di sbarazzarsene, ritrovando la propria identità. In altre parole, un caso del tutto fortuito, un secondo di ripensamento lungo un tempo indefinibile gli avrebbe salvato la vita. Ma le cose potrebbero anche essere andate diversamente e quegli strani personaggi potrebbero esistere davvero da qualche parte nel tempo.
(Mimmo Esposito e Paolo Coletta)