Teatro Elicantropo | Anonima Romanzi
IL PRESIDENTE
di Thomas Bernhard
traduzione Eugenio Bernardi
regia di Carlo Cerciello
con
Paolo Coletta
Imma Villa
Paola Boccanfuso
Cecilia Lupoli
scene Roberto Crea
costumi Daniela Ciancio
musiche Paolo Coletta
disegno luci Cesare Accetta
L’arte e il potere sono i temi portanti che ritornano in questi tre drammi di Thomas Bernhard, trovando tratti sarcastici e cupi nel Presidente, scritto a metà dei tormentati anni ’70, mentre si susseguono attentati anarchici e repressione. Ed ecco il Presidente incarnazione dell’amoralità dei massimi livelli del ceto dirigente, in vacanza nel Portogallo della dittatura, comparare davanti alla sua amante-attrice l’arte drammatica e quella politica, mentre la moglie piange il proprio cane coinvolto in un attentato che ha ucciso la scorta del marito.
Prima Assoluta
1 giugno 2011
Primavera dei Teatri, Castrovillari
dall’11 al 20 novembre 2011
Napoli, Teatro Nuovo
dal 22 dicembre 2011 all’8 gennaio 2012
Napoli, Teatro Elicantropo
22 dicembre — ore 21,00
23 dicembre — ore 21,00
25 dicembre — ore 21,00
26 dicembre — ore 18,00
27 dicembre — ore 21,00
28 dicembre — ore 21,00
29 dicembre — ore 21,00
30 dicembre — ore 21,00
1 gennaio — ore 21,00
2 gennaio — ore 21,00
3 gennaio — ore 21,00
4 gennaio — ore 21,00
5 gennaio — ore 21,00
6 gennaio — ore 21,00
7 gennaio — ore 21,00
8 gennaio — ore 18,00
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HANNO DETTO:
“Al vivace festival di Castrovillari è andato in scena uno dei testi meno rappresentati di Bernhard, Il Presidente, scritto negli anni ’70, sullo sfondo i continui attentati, i rapimenti, il processo agli anarchici della banda Baader Meinhof e morti e ancora morti. Il regista Carlo Cerciello con bella intuizione impone una monumentale immobilità a questo testo che si snoda lungo un susseguirsi di monologhi e che parla del potere, di ogni dittatura e dell’arte che se asservita, cessa di essere luogo della verità e unica aspirazione dell’esistenza. La Presidentessa, la brava Imma Villa, che piange il cagnolino morto di crepacuore (…) Il Presidente, il bravo Paolo Coletta, incarnazione dell’amoralità, dell’arroganza, della vacuità del potere. Con decisi tagli, la regia penetra nelle pieghe della scrittura che, in una inesausta e sfinente circolarità, insegue il volgare nulla dell’uomo.”
Corriere della Sera – Magda Poli
“(…) Quelle due visioni simmetriche, la moglie-totem e il marito cinicamente dissoluto, portano in luce con spietata nitidezza le segrete nervature del testo, le spostano efficacemente nel clima del nostro tempo, evocando un certo degrado morale del potere. E’ inquietante la muta presenza che si aggira sottilmente minacciosa nelle varie situazioni, incarnando massaggiatori e inservienti.”
delteatro.it – Renato Palazzi
“Lucido, amaro, ulcerante. E’ straordinariamente attuale. Strano che Il Presidente di Thomas Bernhard abbia goduto di scarsa fortuna in Italia. Nel Presidente, dove l’azione è quasi nulla, giganteggiano due personaggi, due mostri di crudeltà e di idiozia che l’autore immerge in un grottesco che non dà respiro. Con esemplare spirito di ricerca, Cerciello gioca soprattutto sulla rappresentazione visiva dei due protagonisti.”
Hystrio – Domenico Rigotti
“Primavera dei teatri è un appuntamento di rigore, ormai da diversi anni, per chi voglia cogliere mutamenti e tendenze della nuova scena italiana (…) Tra questi campeggia Thomas Bernhard, di cui Carlo Cerciello dà vita sfrenata e seducente a Il Presidente ovvero ambizione odio nient’altro. Un testo del 1975 di inquietante attualità.”
Il Manifesto – Gianfranco Capitta
“Sono urticanti e fanno male alcuni degli spettacoli della XII edizione di “Primavera dei Teatri” di Castrovillari. (…) I cinque lavori che hanno aperto il festival vanno letti come casi di “morte della morale” nei nostri tempi. Al primo posto, nel programma dedicato al critico teatrale di Repubblica, Franco Quadri (…) c’è la sconcezza, il collasso politico che Carlo Cerciello ha elaborato con Il Presidente di Thomas Bernhard. Scritto nel 1975 e suggellato da Cerciello con un epilogo antimaschilista della terrorista tedesca Ulrike Meinhoff (…) Grande opera di spudorata parola, malcostume, malpolitica e malpotere.”
la Repubblica – Rodolfo Di Giammarco
“(…) Tocca invece al grande Thomas Bernhard farci entrare dentro al mondo corrotto del potere attorno al quale tesse la folle tela di Il Presidente ovvero ambizione odio nient’altro (1975), messo in scena con grande ritmo e corrosivo humour da Carlo Cerciello che ci trasporta in un Portogallo dominato da un presidente dittatore sfuggito per miracolo a un attentato anarchico (…) Una spiazzante rappresentazione teatrale della follia umana”
L’Unità – Maria Grazia Gregori
“L’approdo alla drammaturgia di Thomas Bernhard diventa quasi obbligatorio quando si attraversa il teatro “di parola”. Il regista Carlo Cerciello ha scelto di lavorare su un testo come Il Presidente (…) Qui non si tratta di un approccio didascalico al teatro politico, quanto di provocare nello spettatore, un sinistro sentore di incertezza, un perturbamento intriso di ferocia e di sarcasmo spesso permeato da una comicità raggelante. Lo stesso gelo con cui lo scenografo Roberto Crea avvolge in nero e in bianco il palco del Teatro Sybaris di Castrovillari. (…) Afasici sono i personaggi agiti da Paola Boccanfuso e Cecilia Lupoli. (…) Imma Villa e Paolo Coletta chiamati a gestire gli estenuanti, evolventi, elicoidali monologhi di Bernhard, vi riescono senza troppi cedimenti (…) Entrambi mostrano l’aspetto pietrificato e mistificatorio del potere, un esercizio per il quale, è necessario non meno talento di quanto sia richiesto all’attore drammatico. Insomma, la scelta di Cerciello nell’ambito della XII edizione del festival Primavera dei Teatri”, si è rivelata vincente grazie, soprattutto, ai protagonisti Imma Villa e Paolo Coletta.”
Roma – Francesco Urbano
RECENSIONI
Tra chiesa e famiglia quante tragedie
A Castrovillari, con Carlo Cerciello, Vincenzo Pirrotta, Antonio Tintis e Benedetto Sicca; spettacoli interessanti e cupi che raccontano “la morte della morale” nei nostri tempi.
RODOLFO DI GIAMMARCO — Sono urticanti e fanno male alcuni degli spettacoli della XIl edizione di “Primavera deiTeatri” che si svolge nel Protoconvento di Castrovillari, nel cuore della Calabria in questi giorni. I cinque lavori che hanno aperto il festival vanno letti come casi di “morte della morale” nei nostri tempi. Al primo posto, nel programma (dedicato al critico teatrale di Repubblica Franco Quadri, morto due mesi fa) selezionato dai direttori Saverio La Ruina e Dario De Luca, c’è la sconcezza, il collasso politico che Carlo Cerciello ha elaborato con II presidente di Thomas Bernhard. Scritto nel 1975, e suggellato da Cerciello con un epilogo antimaschilista della terrorista tedesca Ulrike Meinhoff («…non voglio essere una delle vostre donne,… presenza di sorrisi stupidamente allettanti… a una vostra immancabile trivialità») , il testo ritrae la disumana indecenza di una moglie di uno scampato Presidente, vista come una Eva Peron o una Winnie beckettiana, in cima a un’enorme e piramidale gonna. Lui, il consorte compulsivo, intanto se la spassa lontano riservando volgari e autoritarie attenzioni a un’attrice-amante in una vasca tipo Jacuzzi. Grande opera di spudorate parole, malcostume, malpolitica e malpotere.
La seconda “morte della morale” è in Frateme con scrittura e regia di Benedetto Sicca, tremenda e potente rielaborazione odierna di un malessere alla maniera di Pugi in tasca tra soffocanti silenzi e beghe morbose in una famiglia napoletana che si rivela «tutt’òccuntrario»: tre fratelli diversamente omosessuali, e una corte di persone protettiva, deviante, scardinante. Una terza “morte della morale” scaturisce da una ridefinizione malata, mimetica ed eccentrica della tragedia greca di Clitennestra-Egisto-Agamennone-Oreste: Radio Argo di Igor Esposito vede regista e unico interprete l’eccellente Peppino Mazzotta capace d’essere speaker, prestafaccia e mostro in uno scenario cimiteriale e floreale che è anche uno studio per dirette notturne radiofoniche.
La quarta “morte della morale” si contempla in Sicilia, in una Chiesa dove si consumano atti di pedofilia. Lo racconta Sacre-stie scritto e diretto da Vincenzo Pirrotta che met te laidamente a confronto un cardinale (Filippo Luna, con toni viscidi) e un prete che fu un giovinetto a lungo da lui molestato. La spirale dell’agguato atroce, con qualche evocazione sessuale insistita, ha termine in un rituale accecamento. L’ultima “morte della morale” mette in campo una pedofilia eletta a sistema criminale, drammatizza un orrore vero, e in questo caso la 24enne Maria Teresa Berardelli, già Premio Riccione/Tondelli 2009 (con altro testo), sa ben costruire ne Il paese delle ombre un’indagine postuma ad opera d’una scrittrice che indaga sulle reticenze a margine dello scandalo di un orfanatrofio-lager dove i bimbi erano seviziati e a volte anche uccisi da autorevoli personaggi: la regia di Antonio Tintis calibra nel buio un cerchio di fantasmi che rimuovono, occultano, infine vomitano. Al termine di queste cadute micidiali dei valori che la “Primavera dei Teatri” ha saputo accostare, resta nell’orecchio una frase di Oreste, «al governare preferisco il rumore del mare». Una frase inaudita, purtroppo.
[Rodolfo Di Giammarco — La Repubblica, 4.6.2011]
Arte e potere negli anni del terrorismo
IL PRESIDENTE SULLO SFONDO GLI ATTENTATI E IL PROCESSO ALLA BANDA BAADER MEINHOF
Al vivace festival di Castrovillari è andato in scena uno dei testi meno rappresentati di Bernhard, Il Presidente, scritto negli anni ’70, sullo sfondo i continui attentati, i rapimenti, il processo agli anarchici della banda Baader Meinhof e morti e ancora morti. Il regista Carlo Cerciello con bella intuizione impone una monumentale immobilità a questo testo che si snoda lungo un susseguirsi di monologhi e che parla del potere, di ogni dittatura e dell’ arte che se asservita cessa di essere luogo della verità e unica aspirazione dell’esistenza. La Presidentessa, la brava, ironica, efficace Imma Villa, che piange il cagnolino morto di crepacuore durante l’ennesimo attentato che ha ucciso un colonnello e risparmiato il marito, è infissa come la Winnie beckettiana in cima a un grande vestito conico nero che squarciandosi rivelerà una stanza d’albergo con una vasca in cui si dimena con la sua amante il Presidente, il bravo Paolo Coletta, incarnazione dell’amoralità, dell’arroganza, della vacuità del potere. Con decisi tagli la regia penetra nelle pieghe della scrittura che, in una inesausta e sfinente circolarità, insegue il volgare nulla dell’ uomo. Il pensiero di Bernhard è un’ascia tagliente, irritante, smisurata che distrugge tutto ciò su cui si abbatte e non risparmia a chi l’ impugna grotteschi contraccolpi mortali. La sua parola non ha mai carica consolatoria, è scarna testimone di una inevitabile caduta verso una sordida devastazione, è la spettatrice del miserrimo gelo dei rapporti umani e al ritmo di ossessive reiterazioni crea nello spettatore un sinistro sentore di incertezza, avvolgendolo in un perturbamento intriso di ferocia, di sarcasmo, di raggelante comicità e di verità. Inutile alla fine la lettura di una lettera della Meinhof: è didascalica e fa perdere senso di universalità al testo.
Il Presidente di Thomas Bernhard Primavera dei Teatri, Castrovillari.
[Magda Poli — Corriere della sera, 12.6.2011]
CERCIELLO PORTA AL NUOVO IL PRESIDENTE DI BERNHARD
È imponente e originale la messa in scena de Il Presidente di Thomas Bernhard, lo spettacolo del coraggioso e bravo regista Carlo Cerciello, in scena al Teatro Nuovo di Napoli fino al 20 novembre, con Paolo Coletta, nel ruolo del presidente, Imma Villa interpreta la moglie del presidente, Paola Boccanfuso, la governante, Cecilia Luppoli, l’attrice-amante. La forza registica di Cerciello sta nella contemporaneità dei testi drammaturgici e nelle curate rappresentazioni teatrali che si completano, ne “Il Presidente”, con la bella scenografia firmata da Roberto Crea, nella grandiosità dei costumi di Daniela Ciancio, in particolare di Imma Villa che, immobile in scena, appare come una gigantesca figura femminile – la brava ed ener moglie del presidente – nel suo abito nero ingrombante ed inglobante con il suo infinito e veloce monologo. Mentre si prepara per i funerali di stato alla scorta del Presidente, scampato miracolosamente all’attentato, piange il suo cane morto di crepacuore per lo spavento e si dispera perché “gli anarchici ci portano via tutto.” Con esemplare efficacia interpretativa, fa da sfondo, una governante, interpretata dalla brava Paola Boccanfuso che trottola energicamente ma, maltrattata, è costretta ad ascoltare la moglie del presidente mentre espone, in una bella trovata scenografica, le lunghe gambe dall’ampio vestito che si apre con un abile e suggestivo effetto – grazie alle luci di Cesare Accetta – ci restituisce una accattivante rappresentazione che esalta la figura del Presidente, il bravo Paolo Coletta, che appare nella seconda scena-monologo in una vasca trasparente colma d’acqua. Visibili dunque le sue performance nella vasca in compagnia di un’attricetta-amante mentre si trova in vacanza in un Portogallo a regime dittatoriale. Il Presidente, scritto nel 1975, è una delle commedie politiche meno rappresentate del grande autore austriaco, sullo sfondo i continui attentati, i rapimenti, il processo agli anarchici della banda Baader Meinhof, in corso in Germania in quegli anni. Coletta – alias il presidente – è convincente nel suo lucido e urticante monologo narcisistico sul potere – dove l’unica e muta spettatrice è l’attrice, amante. “Se uno fa politica deve diventare presidente, dittatore – recita il presidente – il mondo è lerciume, la politica è l’arte suprema che modifica il mondo.” E sopraffatto da se stesso, si amplia a dismisura l’io ipertrofico del presidente tanto da fargli dire in un momento di assoluto delirio di onnipotenza:“Questo paese è troppo piccolo per me.” Il degrado morale la corruzione, l’arte asservita al potere i temi portanti di un testo drammaturgico denso ed attuale in cui si confondono, si sovrappongono i segni del tempo e della politica. E il regista Carlo Cerciello ci ha abituato con grande maestria – attraverso i suoi spettacoli – a riflettere sul perverso uso del potere politico. “L’uomo politico è come l’artista – urla il presidente – si cura solo di se stesso ma ha trascurato tanta gente..il popolo bisogna distinguerlo dalla storia”. Lo spettacolo è presentato da Teatro Elicantropo Anonima Romanzi in collaborazione con Le Nuvole Teatro Stabile di Innovazione di Napoli e va ricordato che il debutto de Il presidente è avvenuto alla XII edizione del “Festival Primavera dei Teatri”.
[Diletta Capissi — Il Denaro, 19.11.2011]